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“MAESTRA QUANDO FACCIAMO LA PSICO?”

Questa  è la domanda che spesso i bambini della Scuola dell’Infanzia di Valdastico rivolgono all’insegnante.

Ma la “psico” che cosa è?

Non è ginnastica e non è un “momento di sfogo”.

Proviamo allora spiegare di che si tratta.

Questa attività permette e promuove l’espressione unitaria della componente fisica e psichica. Fisica in quanto il corpo si esprime attraverso il movimento: correre, saltare, rotolare, dondolare, scivolare, gattonare, cadere, battere, strisciare, tirare, fare capriole, gridare ecc.

Psichica in quanto il mondo interiore dei sentimenti e delle emozioni trova luogo per manifestarsi: paura, rabbia, pianto, risa, aggressività, gioia, piacere, entusiasmo, operatività, coraggio,

passività, collaborazione, separazione ecc.

Il bambino è uno,  fisico e psichico.

L’attività viene svolta da un gruppo di bambini, che non hanno consegne didattiche dirette dall’insegnante perché sono liberi di nell’agire. Questa libertà di azione è però “contenuta”, se non fosse contenuta diventerebbe pericolosa.

Il contenimento avviene principalmente in modo indiretto e, in misura ridotta, in modo diretto.

I contenitori, che sono però anche luoghi di espressione, sono rappresentati:

-        dallo spazio (palestra) strutturato in tre aree: motoria (spalliera, materassi di varie misure, scivolo); simbolica (cubi e parallelepipedi in gommapiuma, foulards colorati); distanziazione o costruzione (legni in colore naturale con misure di multipli e sottomultipli, quadrati, rettangoli, semicerchi, triangoli, parallelepipedi corti e lunghi).

Svolgimento della seduta

Rapporto numerico insegnante/bambini: 1 /15 (max).

Tempi: 1 ora.

I bambini si tolgono le scarpe e infilano le calze anti-scivolo

fuori dalla palestra. Questo è un momento importante per sviluppare autonomia in queste operazioni pratiche, è inoltre un momento di aspettativa carica di emozione. I bambini entrano in palestra e si siedono per recitare le regole: non fare male ai bambini, non farsi male, rispettare il turno, non distruggere i giochi degli altri bambini, non fare la psicomotricità a casa e in aula, rispettare  lo stop di fine seduta. In seguito i bambini allineati

e in piedi dopo il VIA! dell’insegnante corrono ad abbattere  la torre di cubi preparata appositamente nel centro del salone.  Questo avviene in uno stato di forte eccitabilità perché l’abbattimento della torre è un momento liberatorio accompagnato da grida e da corse frenetiche. Il bambino inizia qui la seduta, fino ad ora il tempo è stato un tempo rituale di ingresso.

Segue un tempo che varia, a seconda del gruppo bambini, da venti minuti a volte anche mezz’ora, di espressione pulsionale, dove l’aspetto motorio  diventa prevalente. E’ come se il bambino volesse prendere possesso dello spazio in orizzontale (correndo, saltando, strisciando, scivolando ecc.), in verticale saltando dalla spalliera (innalzarsi sulla spalliera per poi tuffarsi sul materassone), dello spazio sonoro (le grida si impongono).

L’espressione è forte,  ed è qui che si allentano e si esorcizzano paure e tensioni accumulate. Vi è un passaggio dalla motricità forte alla motricità fine, ovvero il bambino passa dal movimento “incontrollato” al movimento “ricercato”, impara da solo per tentativi, la capriola, una postura ricercata nel salto dalla spalliera o dallo scivolo, spesso arriva ad inventarsi percorsi motori, con ostacoli, esecuzioni, regole condivise, inventa un ordine condiviso che viene poi ribaltato o annullato una volta esaurito l’interesse.

Esperimenta dondolii forti o delicati con il rullo da solo o in coppia, si lascia trascinare passivamente da un compagno, oppure trascina: ci sono bambini che vivono profondamente l’aspetto passivo, altri l’aspetto attivo. Comunque i due aspetti hanno bisogno di trovare espressione per il tempo necessario che varia in ogni bambino. Si può dire equilibrato e maturo un bambino che assume liberamente tutte e due le parti, attiva e passiva.

L’area simbolica viene vissuta da giochi di ruolo e da situazioni ludiche che il bambino inventa, struttura con l’uso dei cubi e dei foulards, di qualche peluche, di qualche rotolo di cartone, tutti materiali amorfi che consentono di essere investiti della realtà fantasmatica interiore dei bambini. Sono rappresentazioni simboliche che nascono e poi si sciolgono, che si strutturano e poi si destrutturano, in un flusso di ordine e disordine propri della facoltà creativa.

A questo punto l’insegnante dà il conteggio alla rovescia, al termine del quale i bambini lasciano il gioco e si siedono. Ognuno di loro viene invitato a raccontare il momento più bello che ha vissuto. E’ importante che il bambino verbalizzi i contenuti emotivi e simbolici, ciò lo aiuta nella rappresentazione cognitiva, che in questo caso è  mediata dalla verbalizzazione.

Il ruolo dell’insegnante è di regia, lavora dietro le quinte, osservando e annotando, promuovendo con degli input verbali o operativi, l’evoluzione del singolo o del gruppo. L’azione dell’insegnante non è e non deve essere invasiva, è diretta quando deve far rispettare una regola.

L’ultima parte della seduta consiste nella rappresentazione simbolica di contenuti molto spesso vissuti nei due spazi che precedono l’uso dei legni. L’area della costruzione con legni di forme geometriche è stimolo per una rappresentazione pensata, non più con forti connotati motori-emotivi, ma il contenuto viene

espresso con valenza cognitiva veicolata da forme geometriche in rapporto di multipli e sottomultipli. Si può dire che il bambino si “distanzia” dalle pulsioni  e manifestandole le può raccontare, raccontarsi, e in certi casi perché no? controllarle. Per questo l’attività psicomotoria è di per se stessa liberatoria.

Al termine del tempo fissato per le costruzioni in legno i bambini sono invitati a descrivere la costruzione. Dopodichè passano a smontare pezzo per pezzo, senza abbattere (è vietato), come se fosse un meccanico  di officina che smonta il motore dell’auto. Lo scopo educativo è quello di saper controllare l’azione destrutturante. Il bambino classifica i legni in un ordine prestabilito negli scaffali , imparando così semplici principi logico – matematici: classifico tutti i cerchi, i rettangoli, i quadrati ecc.

La seduta si chiude con le operazione di svestirsi delle calze anti-scivolo, calzare le scarpe, e rimettersi le maglie tolte. Operazioni che servono per rendere i bambini autonomi in queste operazioni pratiche. Il salone viene lasciato in ordine, ( a questo provvede l’insegnante) chiuso, e si aprirà nella prossima seduta. E’ importante lasciare questo ordine, perché in un seduta dove tutto si compone, e si scompone, si costruisce e si abbatte, l’ordine finale è sicurezza psicologica e rituale di uscita da una situazione ad un’altra situazione della vita scolastica.